Scrive san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: «Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non [hos me] l’avessero; quelli che piangono, come se non [hos me] piangessero; quelli che gioiscono, come se non [hos me] gioissero; quelli che comprano, come se non [hos me] possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non [hos me] li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!».
Il testo fu scritto in greco, verso la metà del I secolo, e la prima difficoltà sta nella sua traduzione. Come tradurre l’espressione greca hos me? Seguendo un’interpretazione tradizionale del testo, ancor oggi si ricorre alla formula “come se” ma il traduttore stesso è cosciente della sua ambivalenza. Giorgio Agamben propone di tradurre semplicemente “come non”, evitando la formulazione ipotetica. Paolo avrebbe davanti agli occhi la definizione di proprietà del diritto romano e contrappone esplicitamente l’uso, in senso messianico, alle forme di dominazione. La chiamata messianica non è un diritto, né una proprietà: è un abitare ed è un uso.
José Tolentino Mendonça – Nella scelta tra il possesso e l’uso si mostra la “fine dei tempi”
Avvenire 15/10/2015