Finché è Natale

By 26 Dicembre 2014Media&Fede

Fino a quando le società europee oseranno ancora chiamare Natale il Natale, e non lo trasformeranno in qualcosa come «Season’s holiday» (Vacanza di stagione), sul modello ormai invalso nei politicamente correttissimi Stati Uniti? […]

Anche da noi, infatti, sta succedendo precisamente questo: sta ormai prevalendo – o ormai è già prevalsa – un’interpretazione nuova della libertà religiosa. Secondo la quale questa non consisterebbe più solo in una libertà – quella per l’appunto riconosciuta a chiunque di osservare la religione che preferisce, nei modi che preferisce, cercando altresì di divulgarla o di rinnegarla come preferisce – bensì, altrettanto essenzialmente, anche in un divieto. Essa comporterebbe cioè anche la proibizione per qualunque religione di trovare posto in qualsivoglia ambito pubblico, per paura che ciò possa offendere chi non fosse un suo seguace. Fede e culto, insomma, sono ammissibili ma solo a un patto: di restare un fatto privato. La società, lo spazio sociale, invece, devono restare nel modo più rigoroso liberi da ogni presenza o richiamo di tipo religioso…
Tutto bene se non ci fosse un trascurabile particolare. E cioè che la religione – e poiché parliamo dell’Europa diciamo pure il Cristianesimo – ha occupato un posto enorme in quel decisivo ambito pubblico che fino a prova contraria è rappresentato dalla storia del continente…

E non vale, mi sembra, obiettare che ormai non sono in molti a dirsi esplicitamente cristiani. È vero. Ma con le sue mille propaggini l’universo storico-religioso resta ancora oggi un cruciale deposito d’identità collettiva profondamente introiettata, che si è trasfusa in una miriade d’identità individuali.

Ernesto Galli della Loggia – Natale, elogio di quello vero
Corriere della Sera, 24/12/2014

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