La disputa sulla presenza dei crocifissi nei luoghi pubblici può forse sembrare banale, ma è in realtà delicata, poiché investe valori fondamentali come la libertà di coscienza e la laicità dello Stato. Questioni di principio, su cui le mezze vie portano fuori strada…
Il fatto è che, mentre nel caso delle scuole elementari e medie esistono norme assai discusse, risalenti al 1924 e al 1928, che dispongono la presenza obbligatoria del crocifisso nelle aule, non vi è nulla di simile che riguardi gli atenei. E quindi tocca alle autorità accademiche prendere posizione.
Si tratta di stabilire se siamo di fronte a un residuo del confessionalismo sancito dallo Statuto albertino, che assegnava il rango di religione di Stato al cattolicesimo romano (i cristiani evangelici sono tra i più convinti avversari del crocifisso nei luoghi pubblici), oppure se quel simbolo trascende la sua dimensione religiosa, come ha sostenuto nel 2006 il Consiglio di Stato, e richiama anche «valori di tolleranza, di reciproco rispetto, di valorizzazione della persona» e così via. Il resto sono solo espedienti per svicolare.
Antonio Carioti – Il censimento dei crocifissi dell’Università di Firenze: non si applichi alla religione l’idea di «modica quantità»
Corriere della Sera, 18/10/2014