Il mestiere di Gesù

By 21 Marzo 2014Media&Fede

Ci soffermiamo su una sola parola: quella che nei vangeli definisce la professione di Giuseppe e dello stesso Gesù, prima del suo ministero biblico. Attorno a questa parola greca, téktôn, si è accesa una polemica tra chi vorrebbe continuare a classificare Gesù e la sua famiglia nella categoria della povertà e chi, invece, vorrebbe promuoverla al rango di media borghesia. […]

Il termine téktôn di per sé indica il falegname o il carpentiere, «colui che esercita il suo mestiere con un materiale duro che conserva la sua durezza durante la lavorazione, per esempio legno, pietra, corno, avorio»… La categoria del téktôn, come quella prevalente dei piccoli coltivatori e dei pescatori – alla cui cultura Gesù attingerà spesso nella sua predicazione, elaborandone immagini e comportamenti -, si collocava a un livello intermedio… ma con una tendenza verso il basso. […]

In realtà la famiglia di Gesù non era povera in senso stretto, ridotta alla miseria degli schiavi o all’aleatorietà economica dei lavoranti a giornata, ma neppure era da ricondurre alla nostra borghesia commerciale, piccola o media che sia. Si trattava di un tenore di vita decoroso ma modesto… In questa luce – ovviamente con differenti coordinate storiche e sociali – la famiglia di Gesù è da ricondurre alla maggioranza dei lavoratori dipendenti attuali e a certi ambiti artigiani solo familiari e ristretti. I dati evangelici sulla sua vita e sulla sua predicazione lo riportano costantemente a questo orizzonte semplice e modesto. I centri che egli visiterà durante la sua predicazione galilaica saranno appunto quelli popolati da questa classe: Nazaret, Cana, Nain, Corazin, Cafarnao… il suo itinerario non comprenderà mai Sefforis o Tiberiade, città ellenistiche e «residenziali». […]

Anche questa «modestia» diventa, allora, un segno dell’incarnazione che colloca Dio nella quotidianità semplice. Il cristiano sarà invitato a lavorare con le proprie mani… un impegno condotto con fedeltà, ma senza la frenesia dell’accumulo, come suggerirà Gesù stesso nel Discorso della Montagna.

Gianfranco Ravasi – Giuseppe, il santo delle partite Iva
Avvenire, 18/3/2014

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