Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha accantonato per qualche momento le sue consuete intemerate su Israele, per rivolgere un ammonimento all’Occidente tutto.
«Ha scelto – scrive il Corriere – come bersaglio delle sue invettive l’innocuo polpo Paul, quello diventato famoso per le (azzeccate) predizioni sui match del Mondiale di calcio in Sudafrica», sulle cui improbabili facoltà da paragnosta i giornali e i programmi tv (gli italiani di sicuro, gli altrio non sappiamo) hanno discusso ampiamente per settimane.
Secondo Ahmadinejad, il polpo in questione è nientemeno che un esempio dei “metodi di propaganda e delle superstizioni” dell’Occidente.
Ci fermiamo a pensare, e restiamo doppiamente turbati.
L’Europa si è distratta per un mese andando dietro alle previsioni di un mollusco, e già l’immagine testimonia con efficacia la desolante deriva di un Continente sempre più molle, sfuggente, ondivago.
Una constatazione tanto penosa da far passare in secondo piano il fatto che, per una volta, tocca dare ragione al presidente iraniano.