Giuseppino

By 20 Dicembre 2014Spazio libri

Tutti pensano di conoscerlo, ma in realtà non è semplice capire Joe Bastianich. Il personaggio tende costantemente a fagocitare la persona; l’irascibile Bastianich, il giudice reso noto al grande pubblico dal successo di Masterchef Italia, rischia di prendere il posto di Joe, il rilassato restaurant man italoamericano. Quasi una doppia personalità, due anime difficili da codificare e, probabilmente, da conciliare.

Non bastasse questo, a complicare le cose ci si mette il suo perfetto dualismo, un’esistenza in bilico tra universi differenti e, a volte, realtà diametralmente opposte. Italoamericano, newyorkese nell’anima ma istriano nello spirito, cosmopolita ma legato alla sua terra d’origine, uomo d’affari e sportivo estremo, in bilico tra gioventù e maturità con lo spauracchio della mezza età incombente, permaloso ma autoironico. Perfino il nome è duplice: seccamente Joe per il resto del mondo; teneramente Giuseppino per sua nonna Erminia. Scegliere è impossibile: parlando di Bastianich nessuna definizione pare, di per sé, risolutiva se viene privata del suo contrappeso.

La lettura della sua autobiografia, Giuseppino, dove ripercorre con tratto lieve e svagato insieme alla giornalista Sara Porro (per la cronaca, divertita quanto e più di lui) i suoi primi 45 anni di vita, è piacevole ma ha un retrogusto sfuggente. Si può osservare Joe da ogni prospettiva, ma non si riesce a leggergli dentro.

E allora, forse, la chiave per capirlo andando oltre ciò che vuole raccontare, va cercata più indietro, nel contesto familiare. Nel dramma di una famiglia travolta dalla storia, che affronta con coraggio un destino incerto ed emigra nel Nuovo Mondo senza certezze, senza conoscerne la lingua, senza nulla in tasca se non i propri valori: la dignità e la solidarietà, innanzitutto. Una famiglia che viene assistita da enti caritatevoli (tra cui l’Esercito della Salvezza) ma che insiste per farsi assegnare un lavoro e saldare prima possibile i propri debiti. Che conosce pochi sprazzi esteriori di religiosità, ma che anche nel corso del viaggio verso l’ignoto non esita ad assistere chi ne ha bisogno. Che anche dopo aver conosciuto il benessere conserva la propria frugalità (Joe la definisce “un’attenzione maniacale al risparmio”) e il rispetto per il cibo.

Una famiglia che fa sentire Joe protetto, gli tramanda «un’etica lavorativa che tende allo stakanovismo», gli trasmette la “nobiltà del fare da soli”, ricominciando da capo con ottimismo dopo aver perso tutto («una reinvenzione creativa delle nostre radici»). Ed è sempre grazie alla famiglia che trova un equilibrio tra business e vita privata («non sono i soldi a rendermi felice. Mi sento bene quando sono la persona che desidero essere»).

Per Bastianich l’impegno nella ristorazione assume risvolti quasi teologici: il cibo per lui è elemento essenziale per la sussistenza, ma anche occasione per interagire con gli altri; è scelta che richiede una vocazione e che dona felicità quando si riesce a rendere felici gli altri. Joe eleva il cibo a sistema di pensiero, ma il ragionamento è troppo profondo e filosofico – e il personaggio troppo intelligente – per fermarsi lì, e non sentir riecheggiare nelle sue parole il celebre «non di solo pane vivrà l’uomo».

«Siamo passeggeri, non capitani della nave», riflette a un certo punto, parlando di vino. E per un momento sembra che, al di là di tutto, stia pensando anche ad altro.

Giuseppino
Autore: Joe Bastianich, Sara Porro
Anno: 2014
Pagine: 202
Prezzo: € 14

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