La consapevolezza che nacque dal martirio

By 23 Febbraio 2021Chiesa Perseguitata, Focus

Sei anni fa, il 15 febbraio 2015, un gruppo di terroristi islamici affiliati all’Isis sgozzava, su una spiaggia libica, ventuno cristiani di fede copta. Una vicenda che scosse il mondo e che se da un lato gettò ulteriore disdoro sull’estremismo islamico, dall’altro fu capace di riunire i cristiani nel ricordo di quanti loro fratelli, delle più svariate denominazioni, soffrono la persecuzione e non di rado vengono assassinati per la scelta di non rigettare la propria fede.

Difficile scordare quelle immagini, diffuse ad arte dal califfato: i ventuno cristiani, vestiti di arancione, sono stati accompagnati per un tratto lungo la spiaggia da altrettante figure nere, incombenti, incappucciate e armate di un coltello che, di lì a poco avrebbero usato sulle vittime, mentre sulle labbra dei giovani martiri si spegneva un’ultima invocazione a Dio. L’Isis aveva voluto riprendere con cura l’esecuzione per esibirla come un macabro trofeo nei confronti dei cristiani di tutto il mondo; tuttavia quella che voleva presentarsi come una minaccia mediatica scatenando il panico – non la conversione: il panico – tra gli infedeli, stimolò invece una rinnovata presa di coscienza, una nuova consapevolezza nei confronti della chiesa perseguitata. Una reazione che non può non risuonare di nuovo con forza oggi che gli jihadisti rialzano la testa proprio in Africa.

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