Riapertura, il dilemma del protocollo

By 11 Maggio 2020Focus

Le chiese rimangono ancora chiuse, ma c’è un passo avanti: mercoledì la Camera dei Deputati, annuncia Avvenire, «ha infatti dato il via libera a un emendamento al cosiddetto “decreto Covid” che permette il ritorno alle celebrazioni partecipate una volta che sarà sancito l’accordo tra l’esecutivo e la Conferenza episcopale». L’accordo in effetti è arrivato nel giro di poche ore: il protocollo tra governo e Cei ha incassato il parere positivo del Comitato tecnico scientifico ed è stato firmato dalle parti nella giornata di giovedì; le messe cattoliche potranno quindi ripartire da lunedì 18 maggio con una serie di accorgimenti per garantire che venga rispettata una distanza interpersonale adeguata, con tutto ciò che ne consegue (il testo completo del protocollo è qui). 

Al momento in cui scriviamo non c’è nulla di definito, invece, per le altre confessioni religiose, per le quali si parla di protocolli separati, un’ipotesi che lascia perplesso il senatore evangelico Lucio Malan: «Ho avuto un colloquio telefonico – spiega in un comunicato – con il ministro dell’interno Luciana Lamorgese, ringraziandola per avere convocato già martedì scorso un tavolo di lavoro per queste altre realtà. Ho fatto però presente che presumere un accordo unico che metta insieme tutti… rischia di prendere tempi lunghissimi», e «sarebbe contro ad ogni principio che dal 18 maggio i fedeli potessero praticare i loro culti o no a seconda della loro confessione: un passo indietro di uno o due secoli». Le regole devono essere uguali per tutti, chiosa Malan, anche «senza che si debba per forza avere un accordo con il Governo»; del resto, celia, «i supermercati sono sempre stati aperti, senza bisogno che ciascun gestore firmasse alcunché».

nella foto il senatore Lucio Malan

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