In tempi di coronavirus Gianni Riotta rievoca la storia della cittadina del Colorado che, nel 1918, si isolò per mesi dal mondo circostante per scampare all’epidemia di influenza spagnola, un virus che, in appena due anni, colpì un quarto degli esseri umani e uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone in tutto il mondo.
Di fronte al rischio che si prospettava per la comunità locale, le autorità di Gunnison – località montana che all’epoca contava appena 1390 abitanti, gente frugale che rimaneva incantata di fronte alla novità del cinematografo e che “si riuniva in chiesa, la religione fervida per tutti” – bloccarono le strade, la stazione e annullarono tutti gli appuntamenti pubblici. Una quarantena di massa durata per mesi, durante i quali «ogni famiglia rimase in casa, consumando le provviste e nutrendosi con i prodotti dell’orto, il capostazione avvisava i passeggeri in transito “Se scendete a Gunnison andate dritti in quarantena”».
La città rispose senza proteste, spiega Riotta, e “si strinse intorno a se stessa, solidale”; «la disciplina protestante regnava sovrana e la Spagnola fu lasciata fuori dai posti di blocco e dai cavalli di Frisia scolpiti in legno di betulla». All’inizio di febbraio, dopo più di tre mesi di isolamento, Gunnison tornò in contatto con il mondo. Le uniche vittime della Spagnola furono quattro giovani che, alla riapertura delle strade, furono troppo ansiosi di tornare al lavoro.
foto: lastampa.it