Paolo Mieli rievoca la Guerra dei trent’anni nel quarto centenario del suo scoppio, e sul Corriere ne tratteggia le origini religiose rievocando lo studio dello storico Gregory Hanlon: «fu “una brutale guerra civile” combattuta dai cattolici alleati con la casa imperiale d’Austria (gli Asburgo, sovrani del Sacro Romano Impero) contro una coalizione variabile di principi ribelli tedeschi protestanti.
Lo scontro scoppiò in Boemia nel 1618, quando i sudditi protestanti, alla morte dell’imperatore Mattia, rinnegarono la promessa di eleggere al trono suo nipote Ferdinando, temendo di essere danneggiati dal suo “cattolicesimo militante” e dalla sua ben nota intenzione di “ridimensionare il protestantesimo nei suoi domini”. Al posto di Ferdinando elessero come re di Boemia l’elettore palatino Federico, calvinista. E nel 1619 ebbero la meglio, riuscendo addirittura a cacciare l’erede asburgico da Vienna. Ma quello fu solo l’inizio di una lunghissima contesa combattuta in armi».
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