«Cinque tra fratelli e sorelle e io siamo stati arrestati durante il culto. Anche se sono stata rilasciata più tardi, la polizia del Partito comunista cinese ha esercitato pressioni sulla società in cui lavoravo e ha provocato il mio licenziamento… venivano a casa mia a minacciare la mia famiglia ogni quattro o cinque giorni e mi intimavano di non andare agli incontri di preghiera. Altrimenti avrebbero impedito a mio marito di gestire il suo negozio»: è parte della drammatica testimonianza di una credente cinese esule a Roma, che alza il velo sulla persecuzione in atto nei confronti dei cristiani da parte del regime di Pechino.
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