Marilynne Robinson a tutto campo sulla fede

By 12 Giugno 2018Focus

Sui giornali italiani si torna a parlare di Marilynne Robinson, «cristiana congregazionalista, assidua lettrice di Giovanni Calvino, scrittrice e saggista preferita da Barack Obama», l’autrice che «ha saputo riportare Dio, o meglio le domande aperte del Nuovo Testamento, nella letteratura. Soprattutto nei tre romanzi scritti tra il 2004 e il 2014: Gilead (con cui ha vinto il Pulitzer), Casa e Lila». In un’intervista concessa a Paolo Rodari di Repubblica spiega che «per me non si tratta di portare Dio al centro, quanto semplicemente di abbracciare il fatto che Lui è già lì».

«Amo il cuore del cristianesimo», continua la scrittrice; «gli insegnamenti della fede» contenuti nella Bibbia «sono esigenti, a volte impossibili», del resto «la visione che offrono di verità e santità non può scendere a compromessi con l’avidità, l’odio e tutto il resto». Marilynne Robinson non si sottrae nemmeno al delicato tema della sofferenza: «il dolore – riflette – è un grande mistero. La narrativa cristiana è un potente riconoscimento di questo dato di fatto. C’è il pericolo di ridurre il problema, anche dicendo qualcosa di vero: per esempio che le persone hanno trovato saggezza e dignità nella sofferenza. Ma questo non è dato come risposta sufficiente alla domanda della sofferenza. Dov’è Dio? Nel Getsemani». E, infine, a proposito di un eventuale leader in cui “si possa scorgere ancora la possibilità di una speranza”, la Robinson risponde sicura: «La mia speranza è nel nome del Signore, che ha fatto il cielo e la terra».

(nella foto da Wikipedia, Marilynne Robinson)

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