Guelfi e ghibellini

By 16 Marzo 2012Editoriali

La Giunta comunale fiorentina decide di assegnare uno spazio per la sepoltura dei mai nati, e subito la pietà del gesto viene travolta dalla polemica.

Tutto parte dal comunicato con il quale la Giunta annuncia, nel nuovo regolamento di Polizia mortuaria, «l’introduzione del diritto alla sepoltura dei feti (compresi i prodotti abortivi e i prodotti del concepimento) prevedendo la realizzazione di un’area a ciò destinata».

Il tema, si capisce, andrebbe maneggiato sempre con estrema cura per il rispetto dovuto al mistero della morte e al dolore che provoca il distacco da una persona cara. Così la questione si fa doppiamente scabrosa.

Invece già il linguaggio burocratico del comunicato – pur animato dalle migliori intenzioni – non aiuta ad affrontare serenamente il tema, e anzi provoca qualche brivido: davvero i bimbi morti alla nascita, i nascituri, i concepiti, gli embrioni possono venir derubricati a “prodotti”, quasi si trattasse di surrogati dell’amore o del capriccio umano? Se le parole danno forma alla sostanza, non dovrebbe essere questione secondaria, ma tant’è. E se la forma è in crisi, la sostanza non sta per niente meglio.

Tea Albini (Pd) si indigna: «Mi rifiuto di pensare che a Firenze ci sia chi paragona aborti terapeutici alla morte di un bambino, perché di fatto questo è». E aggiunge che la laica Firenze «non può accettare un regolamento come questo, seppur previsto dalla legge»: evidentemente la legge, baluardo su alcuni fronti, su altri vale di meno, o quantomeno ammette i termini della trattativa.

Gli schieramenti saltano, e se un esponente della maggioranza di centrosinistra protesta, Francesco Torselli del PdL plaude l’iniziativa dell’assessore Saccardi: «Permettere ai feti abortiti di poter essere seppelliti nei nostri cimiteri, accanto agli altri bambini non nati, rappresenta un passo importantissimo verso il pieno riconoscimento del valore della vita, oltre ad essere un segno di profonda civiltà», limitandosi a segnalare che proporrà solamente di «modificare la dicitura che descrive questi bambini come prodotti abortivi o prodotti del concepimento».

Di ben altro avviso Valdo Spini, che vede messa a repentaglio addirittura la legge sull’interruzione di gravidanza: «Inaccettabile – tuona l’ex parlamentare – che Firenze sia l’apripista contro la legge 194», e precisa che «con questa delibera si fa passere surrettiziamente una posizione di parte e cioè che il feto costituisca una persona, con tutte le conseguenze implicite nei confronti della legislazione nazionale in tema di aborto». E poco importa che i diritti dei nascituri vengano a loro volta sanciti dalla legge, citati perfino nel codice civile.

Gli fa eco Tommaso Grassi che aggiunge: «Così il Comune si erge a giudice», e – non si capisce perché – farebbe sentire le donne che hanno abortito “diverse e criminali”.

E così via, tra Ornella De Zordo che promette battaglia in Consiglio, e Emanuele Roselli (PdL) all’attacco di una sinistra che «dimostra di temere la libertà delle persone più di ogni altra cosa» precisando che «la normativa e il nuovo regolamento di polizia mortuaria, non obbligano nessuno ad optare per tale scelta, ma offrono solamente una opportunità in più».

Tutto questo su un regolamento che – spiega l’assessore Stefania Saccardi – prevede soltanto ciò che già è contemplato «da una normativa nazionale, il dpr 285/90, che prevede la possibilità che feti mai nati per aborti terapeutici o altre cause possano essere inumati» e non riguarda, anche per motivi tecnici “l’aborto volontario” propriamente inteso.

Chiude la partita l’assessore Rosa Maria Di Giorgi, che non la manda a dire alla sua maggioranza, precisando che «Non c’è alcun attacco alla laicità, né alla legge sull’aborto, ma solo il riconoscimento di una sensibilità… I fatti sono così evidenti e chiari a tutti che davvero meraviglia una tale grossolana strumentalizzazione, volta solo a stravolgere la realtà delle cose». «Il resto – aggiunge – sono solo polemiche pretestuose che rivelano la poca conoscenza dei fatti… Viene da pensare che tutto questo sia dovuto a un accecamento ideologico da parte di taluni consiglieri comunali».

Scende la sera, la polemica si spegne. Resta, sullo sfondo, una sensibilità su cui si è voluto usare il metro delle posizioni politiche. Ed è davvero un peccato che non si possano sospendere le ostilità, uscendo per un momento dalla trincea, nemmeno quando ci passa davanti il dolore.

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